Outdoor Story Teller Project

 

è la naturale evoluzione del mio lavoro iniziato circa 25 anni fa, con l’ausilio di una fotocamera a pellicola e che con il tempo si è adeguato gradualmente alle nuove tecnologie digitali.Sin dall’inizio il mio compito è stato quello di raccontare storie per immagini. Una narrazione visiva continua che dura da circa un quarto di secolo.

Oggi sempre più, la gente ama sentirsi raccontare storie vere. Quelle storie nelle quali è possibile ritrovarsi aiutati dalla lettura e dalle immagini. Di montagna parlo e scrivo raccontando

non solo di gesti atletici o atti estremi. Raccolgo appunti e registro immagini di posti, di storie e di persone. Racconto e documento eventi e imprese sportive, ma anche e soprattutto amo raccontare le storie di chi la montagna la abita e in qualche modo la vive. Mi piace descrivere il mondo della montagna che va oltre l’impresa.

La montagna non è solo questo. Che sia una storia di cultura alpina dove il protagonista è il pastore che torna dall’alpeggio, oppure lo snowboarder che trova libertà di espressione nel prendere il volo su un mare di polvere o lasciando semplicemente la propria traccia sul pendio vergine. Dal trekking in quota alle persone che vivono e lavorano in montagna per scelta o semplicemente perché ci sono nati e con la montagna si rapportano ogni giorno. La montagna, vissuta a certi ritmi, può essere per pochi eletti, forse. Senz’altro non è solo qualcosa di faticoso e verticale e può essere, anche, per chiunque.

 

Bianco nel bianco: Val Ferret

Fa caldo e a guardare là, fuori dalla finestra, nulla lascia pensare che siamo in autunno avanzato.

Il tentativo di uscita per uno shooting fotografico ad Alagna, in Valsesia, la settimana passata, è saltato.

La perturbazione prevista è stata ben poca cosa. Questo week end invece, Nimbus dice neve. Ma dove?

In Valle d’Aosta, al cospetto del Bianco. L’obiettivo è quello di documentare il paesaggio che passa dalla veste autunnale a quella invernale. Decidiamo per la Val Ferret.

Uno degli aspetti che preferisco del mio lavoro è quello di documentare la cadenza delle stagioni, del loro mutamento. La metamorfosi del bosco, gli eventi atmosferici e il loro carattere, la loro forza e la loro straordinaria bellezza.

Per quattro giorni siamo stati sorpresi da una bufera di neve che a sprazzi regalava scorci panoramici sul gruppo del Monte Bianco.

Le nubi ancorate alla roccia lasciavano intravedere la sua sommità che, con suoi 4.810 m domina la scena. E poi l’Aiguile Noire con Les Dames Anglaises. Dalle immagini dei boschi innevati alla visione, in un tramonto suggestivo, del lontano ghiacciaio del Miage della vicina Val Veny. Questo, il nostro reportage. Il nostro racconto di novembre.

 

 


 

Cuori di pietra in equilibiro

 

 

 L’aria è frizzante in questo tardo pomeriggio di inizio di settembre, nell'arcipelago toscano. All’isola d’Elba.

Nome per niente azzeccato quello della spiaggia Le Tombe (deve il suo nome al ritrovamento nei paraggi di alcune antiche tombe etrusche) che a dispetto dello stesso, sembra il paradiso delle pietre tonde, lisce, levigate dal movimento del mare.

Sullo sfondo in lontananza, il profilo della Corsica, adagiata nel mare calmo, sotto questo tramonto di fine estate.

Impossibile per me resistere all'istinto.

In cotanta abbondanza, devo trovare almeno un cuore di pietra da mettere in equilibrio.

Proprio qui…adesso!

Lo sfondo è perfetto così come la luce e l’atmosfera.

Devo comporre con lo sguardo un inquadratura e mettere in equilibrio il mio cuore di pietra …. 

Devo lasciare il segno del nostro passaggio qui … alle Tombe.    In una sera di fine estate.  Di fronte alla Corsica.  All'Elba.

 

 

 

 


 

La fotografia al centro dell'attenzione

Spesso mi incuriosisco ascoltando commenti che descrivono quello che rappresenta la fotografia.

La sensazione a volte fastidiosa che provo, è che l'attenzione si sia spostata dalla fotografia, dall'immagine, dallo scatto, all'attrezzatura fotografica. Sembra quasi che il compito di realizzare una buona immagine, spetti all'ultimo modello di questa o quella macchina fotografica. Perchè per ottenere lo scatto perfetto, occorra quell'obbiettivo o quel tipo di cavalletto, mentre si tralascia la questione più importante: "La foto la faccio io oppure la mia macchina da svariati milioni di pixel"?

Un fotografo che arriva dalla pellicola, come chi scrive, ammettendo di essere approdato al digitale non del tutto in modo indolore, non riesce a non apprezzare quanto di buono ci abbia portato la tecnologia digitale. Quanto questo ci abbia semplificato la vita.

La sensazione è che a volte la curiosità, la ricerca, la preparazione per organizzare un'uscita fotografica, passino in secondo piano rispetto al tipo di fotocamera che abbiamo acquistato.

Per non parlare dell'infinità di informazioni che ci bombardano da ogni direzione.Se solo abbiamo un dubbio o una curiosità su un qualsiasi motivo, basta andare su internet per confondersi ancora di più le idee.

Per questo, in questo spazio, sceglierò un linguaggio semplice per parlare di fotografia. Di come si ottiene una buona immagine fotografica, indipendentemente dall'attrezzatura utilizzata.

Questo blog, è un punto di incontro dove sarà facile ed intuitivo parlare di come si ottiene una buona immagine, a prescindere. La fotografia sportiva sarà filo conduttore.

paolo meitre libertini

Giornalista Foto Video Reporter USSI & AISP

Cell. 338.29.29.146     pmlibertini@gmail.com

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